Il futuro è un orizzonte aperto, una ferita, una febbre. E molto altro [Cose che rimangono dopo Pazza Idea 2017]

Fine novembre, a Cagliari. Il cuore della città, il quartiere di Castello. Quattro giorni di festival e appuntamenti che da sei anni animano e abitano gli spazi del Centro d’arte e cultura Il Ghetto.

Questo è Pazza Idea, il nostro progetto che ogni anno cambia mantenendo la sua identità di esplorazione della realtà, cercando percorsi alternativi e qualche volta irriverenti, sempre curiosi, per indagare la complessità del mondo.
Nel 2017 abbiamo scelto il “Profilo Futuro”, perché le evoluzioni dei nostri tempi preferiamo considerarle una sfida piuttosto che un ostacolo. I linguaggi e le parole sono la nostra grande passione, e quest’anno, con un approccio un po’ diverso dal solito, abbiamo deciso di declinarli in molti modi.

Un programma diverso, che attraverso il filo conduttore dei libri ci ha portato nei territori dell’arte contemporanea, della musica, dello storytelling. La vita e le opere di un artista – che sia un rocker, un pittore o uno scultore, un poeta o uno scrittore- assumono un nuovo significato quando vengono raccontate nel modo giusto, e ogni volta è emozionante vedere quante persone hanno voglia di ascoltare, partecipare, in qualche modo confrontarsi con le storie.

La partecipazione non è scontata, mai, anche e soprattutto in una città dove succedono tante cose nello stesso fine settimana, tutte benedette dai nostri formidabili e infuocati tramonti invernali.
Ogni progetto culturale è frutto di mesi di lavoro e progettazione: non ci manca il lato romantico, perché in fondo è la passione che ci muove, ma anche i dettagli pratici fanno la differenza, e costituiscono un piccolo allenamento, anche agli imprevisti, come è successo quest’anno per un nostro importante ospite bloccato a Milano per overbooking.

Poi ci sono le cose belle che aiutano: i cieli di Cagliari, l’acciottolato del quartiere Castello, i dolci e il caffè del nostro piccolo bar itinerante e i sorrisi dei nostri ospiti, i momenti di “backstage” e le nostre facce stanche che quest’anno finalmente abbiamo immortalato nella foto di staff classica (ma non troppo).
Cosa ci ha lasciato il tema di quest’anno, così impegnativo, denso di interrogativi, a tratti difficile e perfino oscuro? Forse, speriamo, un senso di realismo e opportunità, di necessità di guardare alla realtà con disponibilità e indulgenza, con l’empatia verso gli altri, l’interesse per i confini e la comprensione per le ferite aperte, la curiosità di capire i meccanismi della comunicazione mentre li utilizziamo, uno spiraglio verso le possibilità che un mondo in evoluzione velocissima ci offre.

Al prossimo anno, con un nuovo viaggio e nuove energie per condividerlo con voi!
#pazzaidea17